Domenica 6 aprile: tu che ne dici?

Leggi le letture della Domenica

Questo avvenimento è meraviglioso. É uno di quelli che sempre di nuovo deve essere riletto e rimeditato. Uno di quelli che non può essere dimenticato. In questo testo conciso è contenuta una insolita condensazione dei contenuti: divini e umani. Se la Chiesa rilegge questo testo di Giovanni nell’odierna domenica, quinta di Quaresima, lo fa proprio perché in esso è contenuto brevemente, si può dire, l’intero Vangelo.

Cristo non riconferma forse ciò che aveva pronunciato tante volte (per esempio nel discorso della montagna), che la legge più grande è l’amore?
Ecco, sono venuti a lui i patrocinatori della legge, credendo che egli – essendo il maestro in Israele – dovesse pensare così come loro. E giudicare così come loro. Egli invece “sapeva quello che c’è in ogni uomo” (Gv 2, 25) in ciò che la lettera della legge ha in suo favore, e in ciò che la legge ha contro l’uomo.
E Cristo non soltanto “sapeva quello che c’è in ogni uomo”. Egli portò con sé nel mondo, ed incarnò nella sua missione questo amore che Dio ha verso l’uomo. L’amore per ogni uomo – anche per colui che pecca anche per la donna adultera.

“Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv 3, 16).
Ecco, questo Figlio sta davanti a voi, “scribi” e farisei. Ecco questo Figlio sta davanti a te, donna adultera! Ascolta: egli dice a te: “Nessuno ti ha condannato? Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più” (Gv 8, 11). Ti ha difesa dalla lapidazione, ti ha liberato dalla morte inevitabile. Ma non ti ha liberato dalla voce della coscienza, dal comando di Dio, in cui si manifesta la sapienza e la sollecitudine del santissimo legislatore per ogni uomo. Anche per te: “non peccare più”. Ecco, questo Figlio sta anche davanti a noi, fratelli e sorelle, noi che oggi qui riuniti ascoltiamo la Parola di Dio indirizzata a noi.
Sì, questa parola è indirizzata a noi. Essa riguarda non soltanto un avvenimento antico. Questa parola cerca pure le nostre coscienze.

San Giovanni Paolo II, Papa
(Omelia 12.03.1989)