L’insediamento di Leone XIV: l’alba di un nuovo inizio

Il racconto della messa di inizio del ministero petrino del papa neoeletto nelle parole e gli scatti della nostra inviata Roberta Carlucci

L’alba di un tempo nuovo per la Chiesa è sorta davvero all’alba. La celebrazione eucaristica per l’insediamento di Leone XIV di domenica 18 maggio 2025 si è tenuta a partire dalle 10, ma la piazza e le vie circostanti hanno cominciato a trepidare già prima delle 6.00, orario previsto per l’apertura dei varchi di accesso, per i fedeli, a San Pietro e via della Conciliazione e, per giornalisti e fotoreporter, agli spazi predisposti e concessi dalla Sala Stampa della Santa Sede.

Il sagrato di San Pietro alle prime luci del giorno © Roberta Carlucci

Sacro e profano
La presenza di 156 delegazioni da tutto il mondo ha attratto in Vaticano numerosissime emittenti alla ricerca di segnali importanti da parte dei governanti convenuti. Come per le esequie di Papa Francesco (rileggi qui il racconto, ndr), il rito religioso si è trasformato in un avvenimento cruciale per la geopolitica mondiale. Il ritorno in quella piazza di Volodymyr Zelensky, Ursula von der Leyen, J.D. Vance e di altre personalità di spicco dello scacchiere internazionale ha attratto un’attenzione mediatica quasi morbosa, rimasta alta fino al giorno successivo a causa delle udienze private avute da alcuni di loro con Papa Leone XIV. Tutto questo clamore, però, non ha distratto il pontefice dal profondo significato della celebrazione di inizio del suo ministero petrino come Vescovo di Roma.

La prima volta di Leone in Papamobile
Il primo saluto che Leone ha rivolto ai presenti è stato quello dalla Papamobile (è stata la prima volta che si è aggirato con questo mezzo tra la gente in piazza San Pietro, ndr). Alle ore 9.00, come da calendario, il Papa è stato condotto da Piazza del Sant’Uffizio a piazza San Pietro e si è donato ai fedeli, distraendoli letteralmente dall’arrivo delle delegazioni internazionali. È passato in sordina persino l’ingresso sul sagrato del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, perché in quel momento molti erano intenti a spostarsi nei pressi delle transenne in piazza per accogliere più da vicino il passaggio di Leone XIV.

Leone XIV in Papamobile © Roberta Carlucci

La disposizione dei partecipanti in piazza San Pietro
Mentre la Papamobile proseguiva il suo giro e man mano che arrivavano i partecipanti alla celebrazione, dal Braccio di Carlo Magno si potevano ben individuare i vari settori. Sul lato destro dell’altare vi erano le aree predisposte per le delegazioni internazionali e i rappresentanti delle fedi di tutto il mondo, sul lato sinistro c’erano invece le file di sedie riservate ai vescovi, più in fondo, e, davanti, ai cardinali. Ai piedi del sagrato, sulla destra dell’altare vi erano i ministri dell’Eucaristia, sulla sinistra alcuni sacerdoti. Anche un intero settore alle spalle di questi ultimi era completamente dedicato ai confratelli sacerdoti, mentre il settore adiacente era dedicato al seguito delle suddette delegazioni. Alle loro spalle, un’area riservata ai partecipanti al Giubileo delle Confraternite, e poi, in tutti gli altri settori della piazza e a perdita d’occhio su Via della Conciliazione, fedeli da varie parti del mondo, con le loro bandiere e con tutto il loro incontenibile entusiasmo per il nuovo Papa.

L’ingresso del Papa alla messa di insediamento © Roberta Carlucci

La celebrazione di insediamento
Una volta terminato il giro in Papamobile, che è proseguito fino a piazza Pia, per poi concludersi nuovamente in San Pietro, Leone XIV si è preparato all’imminente celebrazione, iniziata alle 10 in punto con il momento sulla tomba di Pietro e la processione d’ingresso di tutti i cardinali. L’ingresso del Papa sul sagrato dalla Basilica è stato salutato con sentiti applausi, gli stessi che si sono levati anche nei momenti di consegna del Pallio e dell’Anello del Pescatore. In quest’ultimo momento, dalle immagini trasmesse sugli schermi della piazza da Vatican Media, si è percepita tutta la commozione di Leone e la consapevolezza della responsabilità della quale è stato investito. Una responsabilità che si assume in prima persona, come ha dimostrato in questi giorni dichiarando il proprio impegno, insieme alla diplomazia della Santa Sede, per rendere il Vaticano centro nevralgico di dialogo tra le parti in causa nelle guerre che affliggono in questo momento l’umanità.

Papa Leone riceve l’Anello del Pescatore da Mons. Luis Antonio Gokim Tagle © Roberta Carlucci

L’ inizio del ministero petrino
L’incipit dell’omelia del 18 maggio ha fatto subito comprendere come, per agire in grande, occorra sempre partire da una piccolezza, una minoritas, e ha toccato il cuore di molti. «Sono stato scelto senza alcun merito» – ha detto Leone – «e, con timore e tremore, vengo a voi come un fratello che vuole farsi servo della vostra fede e della vostra gioia, camminando con voi sulla via dell’amore di Dio, che ci vuole tutti uniti in un’unica famiglia. Amore e unità: queste sono le due dimensioni della missione affidata a Pietro da Gesù». Sull’unità, concetto chiave del motto papale (come illustrato nel numero 18 di Luce e Vita), Papa Leone è tornato poco dopo rimarcando : «Questo, fratelli e sorelle, vorrei che fosse il nostro primo grande desiderio: una Chiesa unita, segno di unità e di comunione, che diventi fermento per un mondo riconciliato».

In Illo uno unum
Ha ancora sottolineato il tema dell’unità dicendo «In questo nostro tempo, vediamo ancora troppa discordia, troppe ferite causate dall’odio, dalla violenza, dai pregiudizi, dalla paura del diverso, da un paradigma economico che sfrutta le risorse della Terra ed emargina i più poveri. E noi vogliamo essere, dentro questa pasta, un piccolo lievito di unità, di comunione, di fraternità. Noi vogliamo dire al mondo, con umiltà e con gioia: guardate a Cristo! Avvicinatevi a Lui! Accogliete la sua Parola che illumina e consola! Ascoltate la sua proposta di amore per diventare la sua unica famiglia: nell’unico Cristo noi siamo uno. E questa è la strada da fare insieme, tra di noi ma anche con le Chiese cristiane sorelle, con coloro che percorrono altri cammini religiosi, con chi coltiva l’inquietudine della ricerca di Dio, con tutte le donne e gli uomini di buona volontà, per costruire un mondo nuovo in cui regni la pace. Questo è lo spirito missionario che deve animarci, senza chiuderci nel nostro piccolo gruppo né sentirci superiori al mondo; siamo chiamati a offrire a tutti l’amore di Dio, perché si realizzi quell’unità che non annulla le differenze, ma valorizza la storia personale di ciascuno e la cultura sociale e religiosa di ogni popolo.»

L’ora dell’amore
In questo punto dell’omelia, Leone XIV pronuncia una frase degna di una canzone pop, che ha conquistato titoli e pagine dei quotidiani del giorno dopo: «Fratelli, sorelle, questa è l’ora dell’amore! La carità di Dio che ci rende fratelli tra di noi è il cuore del Vangelo e, con il mio predecessore Leone XIII, oggi possiamo chiederci: se questo criterio “prevalesse nel mondo, non cesserebbe subito ogni dissidio e non tornerebbe forse la pace?” (Lett. enc. Rerum novarum, 21)». Torna quindi il riferimento, ormai ricorrente, alla Rerum novarum e poi, subito dopo, l’immancabile richiamo a Francesco, in segno di continuità e gratitudine: «Con la luce e la forza dello Spirito Santo, costruiamo una Chiesa fondata sull’amore di Dio e segno di unità, una Chiesa missionaria, che apre le braccia al mondo, che annuncia la Parola, che si lascia inquietare dalla storia, e che diventa lievito di concordia per l’umanità. Insieme, come unico popolo, come fratelli tutti, camminiamo incontro a Dio e amiamoci a vicenda tra di noi».

Il sagrato di San Pietro durante la celebrazione © Roberta Carlucci

Missione e pace
Parole cariche di affetto, di desiderio di invio, di missione e di ordinata concordia hominum (definizione di pace che lo stesso Agostino d’Ippona formulava, ndr). Una concordia la cui ricerca torna prepotente nelle parole del Regina Coeli, pronunciate intorno alle ore 12, poco prima della benedizione finale della celebrazione. Ancora una volta Leone denuncia: «Non possiamo dimenticare i fratelli e le sorelle che soffrono a causa delle guerre. A Gaza i bambini, le famiglie, gli anziani sopravvissuti sono ridotti alla fame» (in linea con queste parole, si veda la recente e importante nota rilasciata dalla Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali, ndr). E poi il Papa prosegue «Nel Myanmar nuove ostilità hanno spezzato giovani vite innocenti. La martoriata Ucraina attende finalmente negoziati per una pace giusta e duratura». Leone, come Francesco, insiste nel puntare l’attenzione su queste realtà provate da sofferenze e ingiustizie, perché non cali mai l’attenzione e ci si adoperi per la risoluzione dei conflitti.


Il veleggiare della Barca di Pietro
Al termine della celebrazione, Leone si è congedato con un forte applauso dei fedeli e ha ricevuto all’interno di San Pietro le delegazioni internazionali e alcune persone a lui care, tra cui il fratello Louis.
La Barca di Pietro ormai naviga nuovamente a vele spiegate. Prosegue, infatti, in questi giorni una fitta agenda di impegni del Papa, tra cui le udienze private con i governanti, la presa di possesso della Basilica di San Paolo fuori le Mura, la prima udienza generale del mercoledì, l’udienza privata con le Pontificie Opere Missionarie e tanto altro. Si continuerà con la presa di possesso delle Basiliche di San Giovanni in Laterano e di Santa Maria Maggiore, che seguiremo direttamente da Roma, e poi con il Giubileo delle Famiglie e le prime ordinazioni sacerdotali del 31 maggio.

L’agenda del Papa incrocia la vita diocesana

Un appuntamento successivo con le ordinazioni sarà sicuramente il 27 giugno, nell’ambito del Giubileo dei sacerdoti. Durante tale celebrazione sarà ordinato anche il nostro diacono don Alberto De Mola, la cui vocazione è nata nella parrocchia Immacolata di Giovinazzo. Per lui, un’emozione unica e il privilegio raro di essere ordinato da un pontefice, in questo caso anche con la particolarità che sia neoeletto e in un anno non comune come quello giubilare.

Roberta Carlucci