Ci sarebbero mille buone ragioni per sentirsi sconfitti, scoraggiati. Le guerre in giro per il mondo si moltiplicano. Il divario tra il Nord del pianeta, avido e guerrafondaio, e il Sud povero e indifeso, aumenta. La decisione scellerata dei governi italiani (non solo di quest’ultimo) di incrementare la spesa in armi e militarizzare i territori trova in Puglia un fertile avamposto. Ci sono popoli, come quello palestinese, che sono oppressi da decenni. Un’oppressione che si è da tempo trasformata in azione genocidaria.
La retorica bellicista poi è entrata nelle nostre case, ci siamo quasi assuefatti all’idea che l’unica opzione per risolvere le controversie internazionali siano le guerre. Gli studenti, i ragazzini, all’interno di stands di fiere, entrano in elicotteri, mezzi corazzati come se fosse un gioco.
Credo tuttavia che non tutto sia perduto. La recente manifestazione a Molfetta promossa dal Comitato Molfetta per la Palestina, come in altre località non lontane dalla nostra, ci fa sperare nella mobilitazione di un popolo nonviolento animato da un’ansia profonda di solidarietà. C’è un popolo che s’indigna, che protesta, che cammina per strada per evidenziare il proprio sdegno.
Si avverte – sarà una mia illusione – il bisogno di una buona parte dell’opinione pubblica di uscire dalla propria comfort zone per entrare in una dimensione di comunione vera.
Noi oggi abbiamo l’urgenza di condannare con forza il genocidio del popolo palestinese figlio di un modello colonialista, ma abbiamo anche l’esigenza di rivendicare un modello di sviluppo sostenibile, più al passo d’uomo. Da questo Sud può ancora germogliare un nuovo modello di vita.
Giovanni Capurso
