Colei che insegna a cantare

O Maria,
quasi tutti abbiamo inciso nel cuore il ricordo della nostra maestra. È la persona che per prima, fuori dalla nostra casa, si è dedicata a noi e alla nostra crescita. Ci ha insegnato ad avere il coraggio di rompere il secondo cordone ombelicale, quello interiore, a prendere il largo e a socializzare con tutti.

Ci ha insegnato a non piangere quando avevamo paura e ci sentivamo soli, ci ha insegnato a non essere scortesi e violenti quando non riuscivamo ad andare d’accordo con gli altri. Poi ci ha insegnato anche a leggere e scrivere, ma senza tralasciare il compito di insegnarci a vivere. Il mondo indaffarato e preoccupato si è dimenticato che, accanto alle madri, ci sono queste creature angeliche che sono le maestre, tra le poche rimaste a consacrare la loro vita all’insegnamento non di teorie o filosofemi, ma all’insegnamento del rispetto e della gioia, dall’autostima e della fraternità.

Silenziose tessitrici dell’umanità, ricevono dalle famiglie i piccoli, come fili da batuffoli diversi, e li intrecciano forgiando i prodromi della società, insegnando a stare insieme, a rispettarsi, a giocare e a sorridere, a risolvere i dissidi, ad aiutare gli amici più deboli, a rispettare i diversi. Quanta fatica fanno ogni giorno! Sì, le maestre sono uno dei pilastri della società, che molti non vedono, ma senza le quali tutto il resto sarebbe instabile. Insegnare a parlare la stessa lingua e a comprendere le lingue diverse non è solo una professione, ma è una profezia di fraternità e di comunione. Far smettere di piangere o risolvere i conflitti tra i bambini non è solo un inconveniente del mestiere, ma è una seminagione di maturità e di responsabilità. Quanto bene può fare e fa una maestra!

Carlo Portelli, Madonna con il Bambino Gesù e Giovanni Battista

Il mondo avrebbe bisogno sempre di maestre, ad ogni età, in ogni ambiente. Forse proprio per questo il Signore ha voluto garantirci in Te una Maestra perenne e speciale. Di fronte a Te l’umanità è una classe di piccoli, bisognosi di imparare ogni giorno la forza di non cedere alle lacrime e la tenerezza di saper trovare vie di riconciliazione.

Tu sei, Maria, la nostra Maestra, maestra “unica” non solo perché ci insegni tutte le discipline fondamentali, ma perché come te non c’è nessuna!
Sei Maestra di Sapienza, perché in Te la vera Sapienza, Cristo, si è fatta carne. Non Sapienza di carta o di formule. Cristo è Sapienza sulla Croce, declinazione eterna del sacrificio, geometria perfetta del perdono, sillogismo impeccabile dell’amore. Porgendoci Cristo ci insegni la grammatica delle beatitudini, ci correggi gli errori che spesso commettiamo nell’algebra complessa delle relazioni, ci aiuti a tradurre i verbi della carità verso lo straniero e il diverso. La Sapienza eterna del Padre, infusa in Te dalla potenza dello Spirito, giunge a noi permettendoci di imparare da Te ad amare la Trinità, cuore dell’universo e senso di ogni cosa.

Sei Maestra di Vita, vita vera, perché non risparmi a noi, tuoi piccoli studenti, i compiti a casa. Quante volte, come avveniva a scuola, ancora oggi ci trovi impreparati, a cominciare dalla Messa domenicale. Come alunni discoli, non studiamo il suo amore nell’Eucaristia, omettiamo il listening della sua Parola, posticipiamo continuamente l’incontro con Lui. Concentrati sulla vita falsa e virtuale, non svolgiamo il compito principale del cristiano che è incontrare Cristo e i fratelli nella Messa della Domenica.

Tu però, Maestra dolce, anziché metterci un brutto voto, continui a guardarci con tenerezza e a sperare nella nostra conversione, a spiegarci con amore che abbiamo bisogno davvero di Cristo, che solo una vita di fede fondata sulla Eucaristia può permettere una vita personale e sociale caratterizzata da carità e generosità. Meno si studia, più si dimentica anche quel poco che si è imparato. Meno si incontra Cristo nella Messa, più si dimentica l’amore e il senso del dover amare. Quando invece trovi i compiti fatti, trovi Cristo in noi, allora non ci risparmi altri compiti, come quelli di aiutare i più deboli nella fede, di incoraggiare gli smarriti, di consolare chi sta attraversando un dolore.

Sei anche Maestra di Gioia. Chissà perché solo alla scuola elementare si insegna ai bambini a cantare in coro; poi più si cresce più sembra diventare inutile, perdita di tempo. Tu, invece, continui ad insegnarci a cantare, perché il canto raggiunge il cuore prima della mente. Forse è ciò di cui oggi abbiamo più bisogno. Insegnaci di nuovo a cantare, non da solisti, ma insieme come facevamo quando eravamo piccoli a scuola. Insegnaci a modulare la voce, a intonare la vita, ad andare in sincronia con gli altri, a far risuonare la bellezza. Esperta di canto, hai musicato il Vangelo nel Magnificat per far danzare in armonia il Signore e il suo Precursore. Lo avrai provato chissà quante volte mentre facevi la dura scarpinata per andare da Elisabetta, quasi che fosse il canto a darti la forza di salire. E chissà se anche mentre salivi il Calvario ti sarai esercitata a cantare, insieme alle donne e a Giovanni, per insegnare loro a modulare la voce e a passare dai toni bassi delle trenodie ai melismi del giubilo.

Insegna anche a noi a cantare insieme nelle salite della vita, o Maestra bellissima, e ad aggiungere ogni giorno esperienze nuove al curriculum dell’amore.

don Giuseppe Germinario, direttore