Dalla marcia per la non violenza e la legalità alle speranze di cambiamento

Partecipazione e commistione. La marcia per la non violenza e la legalità, promossa dalle comunità parrocchiali Immacolata, S. Domenico e S. Gennaro nella città di Molfetta in seguito agli ultimi violenti eventi e al bisogno di affermare la via del rispetto e della coesione sociale.

Mercoledì 21 febbraio sono confluiti in un unico corteo i fedeli delle comunità parrocchiali e i cittadini o le associazioni che hanno aderito per ribadire la strada del buon vivere collettivo e anche parenti e amici del giovane ucciso.

La marcia nasceva dall’esigenza di ribadire lo stile di una comunità cittadina che aborrisce ogni atto di violenza. Qualcuno ha colto l’occasione per manifestare dolore e reclamare giustizia per una vita recisa.
Si è fatto, con intenti e approcci diversi, un itinerario che ha attraversato i quartieri delle tre parrocchie promotrici. Una fetta di Molfetta dove la situazione socio-culturale ed economica non è delle migliori, ma è una porzione della città che ha tanto da offrire storicamente e umanamente. E a questo si deve puntare. Non c’è spazio per interpretazioni personali e strumentalizzazioni di ogni tipo.

Nelle tappe previste, ci si è fatti aiutare dai testi delle canzoni per riflettere e ispirarsi a relazioni e dinamiche sociali che mettano al centro la dignità di ciascuno e la capacità di relazionarsi all’altro.
Da Pensa di Fabrizio Moro a Io sono l’altro di Niccolò Fabi, passando per Cuore, brano inedito di Jovanotti scritto in occasione del 25° anniversario dalla strage di Capaci, per concludere con Abbi cura di me di Simone Cristicchi.

Nel momento finale è stato letto il Passio, per ricordare che Cristo ha provato sulla sua pelle tutte le violenze umane e ha sacrificato se stesso per tutta l’umanità. Ad ogni essere umano non è chiesto sacrificio, ma amore e rispetto per la vita propria e altrui.

Basta con i giudizi, basta con l’egoismo, basta con la violenza. È il tempo di iniziare la terapia della cura, come ha detto ieri don Silvio Bruno. È il tempo di “forzare l’aurora” come avrebbe detto don Tonino Bello.  È il tempo di tornare ad abitare la città con senso di unione, con approcci solidali, con attenzione all’altro.

Si auspica che la marcia non sia un evento isolato, ma l’inizio di un percorso di collaborazione e promozione di principi sociali che restituiscano alla città e ai cittadini tutti speranza e dignità, che rimetta al centro la bellezza dei legami sociali e la possibilità di cambiamento.