Nell’ora dell’amore, l’amore più grande, quello portato sino alla fine, il Signore Gesù ha istituito il sacramento dell’Eucaristia. Non per lasciare semplicemente un segno, un ricordino, un souvenir, ma per lasciare sé stesso nell’atto di amare. L’Eucaristia è Gesù nell’atto di amare, è la divinità di Cristo che ama e l’umanità di Cristo che ama. E dato che il suo è un amore infinito, totale, non solo nel tempo, ma anche nell’intensità e nella modalità, il suo è un amore completo, questo amore fino alla fine e senza fine fa sì che l’Eucaristia sia un memoriale.
Quando si parla dell’Amore di Dio, si fa riferimento a qualcosa che è sempre attivo, sempre in atto, anche se fai memoria dell’amore che hai sperimentato in passato da parte di Dio, mentre ne fai memoria, Dio sta continuando ad amarti e a prometterti amore eterno. Per questo, mentre l’amore umano può essere solo un ricordo, se ora non c’è più, l’amore divino non può essere mai solo un ricordo, perché è sempre. Per questo l’Eucaristia non può assolutamente essere un semplice ricordo, ma è sempre presenza reale, attiva, travolgente del Suo amore. Questo significa che è un memoriale: che quell’amore che Cristo ha riversato sulla croce è ancora in fase di profusione verso di te, verso la Chiesa, verso l’umanità, e lo sarà fino alla fine.
Quando finirà la storia, il tempo e lo spazio, la materialità e la limitatezza della nostra natura umana saranno finite, non avremo più questo amore in forma sacramentale, ma in modo diretto, immediato, in paradiso. Ora, però, abbiamo bisogno del Sacramento dell’Eucaristia, segno efficace che rende vivo e attivo il Suo amore per noi.
Dall’Eucaristia l’amore totale della Trinità si irradia in tutte le altre realtà in cui ci è dato di riconoscerlo: nella Chiesa, nella famiglia, nella vita sacerdotale, nella carità fraterna, nella oblazione della vita e, in modo estremamente evidente, nella vita del Santi e dei Martiri. Ma la fonte dell’amore divino nella storia umana è l’Eucaristia, perché l’Eucaristia è l’atto presente della morte in Croce di Cristo e della Sua gloriosa Resurrezione. È la Trinità che celebra nella Chiesa l’Eucaristia ed è la Chiesa che celebra nella Trinità l’Eucaristia. Il Padre offre il Figlio come atto di amore, il Figlio si offre come atto di amore, lo Spirito Santo attiva l’offerta come atto di amore.
Questo intreccio di amore, che si è manifestato pienamente nell’evento della Croce, è il vero e sommo sacrificio, è l’atto più sacro e sacrale, che rende sacro l’amore. L’Eucaristia è l’unico vero sacrificio vivente, che porta in sé la potenza dell’offerta sacrificale di Cristo sulla Croce e l’effusione amorosa della Trinità. Non c’è amore senza sacrificio, perché l’amore è costitutivamente offerta, dono, oblazione, consegna totale. L’amore è sacrificale per sua stessa natura. Questo sacrificio di Cristo abbraccia e consacra l’atto di offerta della Chiesa, dei sofferenti, dei poveri, degli ultimi, dei defunti.
Quest’atto di offerta è tale che Cristo offre, dona, consacra il suo vero corpo sulla Croce e, sempre, nell’Eucaristia. Per questo la consacrazione eucaristica realizza una vera e propria conversione sostanziale: la sostanza del pane e del vino diventano la sostanza del Corpo e del Sangue di Cristo. Messa da parte l’apparenza esteriore, che resta quella del pane e del vino, l’azione di Dio, l’attività dell’amore opera sempre sulla sostanza, sulla verità delle cose.
Per questo realizza nella consacrazione la transustanziazione, rendendo così presente il vero Corpo e il vero Sangue di Cristo così come avvenne nel sacrificio della Croce. L’Eucaristia rende presente l’amore sostanzialmente, la sostanza dell’amore così come è profuso ed effuso nella Trinità.
La Chiesa celebrando l’Eucaristia mette in pratica il comandamento più grande: «Fate questo in memoria di me». Questo sublime Sacramento è l’atto vero di amore a Dio, al prossimo e a se stessi e celebrarlo significa realizzare nella forma più vera e piena l’amore. In modo particolare questo è importante nel giorno di Domenica, la Pasqua settimanale, il giorno del Signore e il giorno dell’amore.
don Giuseppe Germinario, direttore