Si è capito dall’inizio: non è il Dio dei nostri padri quello di cui parla Aldo Cazzullo.
La sua è una storia interessante e, si vede, sincera: quella di qualcuno che ha scoperto, in un momento difficile della vita (quale quello della malattia del suo papà), la bellezza della Bibbia. Si è lasciato affascinare dal Libro dei libri, dalla Storia delle storie. E ne è rimasto così colpito da cercare di raccontare quello che ha scoperto. Ne ha scritto un libro e, ora, ne ha fatto un programma televisivo che in queste settimane sta andando in onda in quattro puntate. Record di ascolti, come prevedibile, sia per la sua capacità comunicativa sia per la bravura di chi con lui ha preparato lo spettacolo.
E, sin dall’inizio, Cazzullo dice chiaramente che il protagonista della Bibbia è uno solo: Dio. Attorno a lui ruota la storia di tutti i personaggi che si incontrano, ruota la creazione e la vita, le battaglie e gli innamoramenti, le profezie e le speranze. Ma quale Dio?
Si è capito dall’inizio: non è il Dio dei nostri padri quello di cui parla Aldo Cazzullo, nonostante così egli lo chiami già dal titolo del suo libro. Chi è Dio? Qual è il suo volto? Si domanda all’inizio della prima puntata. E per rispondere a questa domanda fa riferimento ad un’opera di Marc Chagall, Adamo ed Eva cacciati dal Paradiso, nella quale Dio sarebbe rappresentato in una nuvola bianca «che supera ogni colore, che pervade lo spazio – dice Cazzullo nel programma, e poi conclude – è Dio. Non ha una identità definita».
Ecco la prima immagine di Dio data da questo commentatore. Certo, nel seguito del programma, parlando della creazione dell’uomo, Cazzullo deve fare i conti con il fatto che noi siamo fatti ad immagine di Dio e che possiamo riconoscere Dio nel volto della persona che abbiamo a fianco. Ma, nel suo racconto l’identità di Dio resta pari a quella di una nube senza forma e senza qualità e questo volto di Dio simile a quelle fantasie che la mente umana riesce a volte a leggere nella forma delle nuvole. Questo non è il Dio dei nostri padri, non è il Dio rivelato dalla Sacra Scrittura.
La Bibbia, in verità, non ci rivela una entità nebulosa e indecifrabile, ci rivela sin dall’inizio un Dio che parla, che crea pronunciando delle parole. È la Parola, il Logos, la prima traccia che ci permette di decifrare un Dio personale e relazionale, in relazione con la sua Sapienza e con il suo Spirito. La Sapienza si esprime nel proferimento che crea tutto dal nulla, dall’abisso del silenzio; lo Spirito aleggia e dà vita ad ogni cosa. Una nube non parla, non crea, non crea con ordine. Una realtà senza identità non può conferire identità alle cose. Un essere indefinito non può dare alla sua creazione una armonia che non è solo oggetto di stupore, come giustamente sottolinea più volte Cazzullo, ma è anche campo di ricerca della scienza, che riesce a rileggere le tracce di ordine, le leggi profonde, inscritte in tutto ciò che Dio con il Logos eterno ha creato.
L’iniziativa lodevole di Cazzullo si perde, tanto nel libro, quanto nel programma televisivo, in una riproposizione superficiale, naif della narrazione biblica. E finisce per trasformare il libro più sacro e più vero in un “romanzo”.
Così lo definisce Cazzullo perché tale lo rende lui con la sua presentazione. E in questo romanzo Dio è il protagonista. Ma tutti sappiamo che i protagonisti di un romanzo sono veri solo nelle pagine che parlano di loro. Chiuso il romanzo, finita la trasmissione, non esistono più. Sono una costruzione letteraria bella, commovente, affascinate, ma con nulla a che fare con la realtà.
Il Dio dei nostri padri, invece, non è un protagonista nebuloso di un romanzo, ma è Qualcuno che sin dall’inizio ha interpellato la vita dell’uomo, l’ha guidata e, soprattutto, l’ha amata. Già la prima pagina della Genesi è un canto d’amore nel quale, come nel Vangelo spiegherà il Signore Gesù, unico vero esegeta del Padre, Dio come Padre amorevole prepara una vigna speciale per l’uomo, dota il mondo di ogni cosa e lo fa per lui, per la creatura amata e fatta a sua immagine: l’essere umano.
Egli, il Dio dei nostri padri, non guarda da lontano la creazione come un architetto guarda il suo progetto realizzato, ma, come racconta la Genesi, Dio passeggia nel giardino accanto all’uomo, si intrattiene con lui come un amico, si prende cura dell’uomo con premura. E arriverà a farsi carne come la sua creatura, a dare la sua vita per l’uomo che ama.
Uno sbiadito protagonista di un romanzo non cambia la vita dell’uomo, non interpella la sua coscienza, non chiama a conversione la sua vita, non ama chi gli sta di fronte.
Dio sì, invece, perché è vivo e vero, è persona ed è relazione, è Trinità, è Amore.
don Giuseppe Germinario, direttore