O Santa Famiglia di Nazareth,
permettici per un attimo di entrare nella tua intimità domestica, di osservare la tua calda armonia, di sussurrare le nostre attese e le nostre aspirazioni.
Ai nostri giorni sembra essersi esaurito il potenziale della famiglia, tanto che o cerchiamo di evitarne ogni riferimento, inventandoci altri modi di chiamare il desco domestico, oppure cerchiamo di allargare il termine famiglia a tutta una serie di realtà poco affini ad essa. Nella stanchezza generale che caratterizza la nostra epoca, anche le relazioni familiari sembrano infettate dalla disillusione e dalla paura. E se un tempo la famiglia era immediatamente sinonimo di affetto, fiducia, amore, rispetto, oggi le tante notizie quotidiane cercano in tutti i modi di convincerci che, invece, è il luogo dove si consuma violenza, divisione, difficoltà.
Per questo ci rivolgiamo a voi, Maria, Giuseppe e Gesù. Perché guardando a voi ritroviamo il senso vero e bello della famiglia e scopriamo che ne abbiamo davvero bisogno, che senza la famiglia tutta la società si destabilizza e precipita nella confusione e nella rivalità.
La prima cosa che notiamo, entrando con delicatezza nella vostra quotidianità è la tenerezza del rispetto, la discrezione nelle parole, la misura delle scelte. Tu sei, o Santa Famiglia di Nazareth, l’esempio di una riuscita aritmetica della vita e delle virtù. Giustizia, onestà, rispetto, modestia. Nelle case oggi si insegna ai propri figli a ritenersi migliori degli altri, a escogitare tutti i trucchi possibili per scavalcare gli altri, a dover mostrare sempre e comunque di essere i primi in tutto. Quanta tristezza causa questa didattica della superbia, che insegna a mentire su se stessi e sugli altri per la brama di mostrarsi sempre perfetti e superiori. Voi, invece, Maria e Giuseppe, non avete avuto difficoltà ad insegnare a Gesù che non bisogna vergognarsi della povertà, non bisogna aver paura di essere gli ultimi, non bisogna andare in ansia pur di fare tutto giusto, non bisogna ingannare il prossimo o raggirare le regole pur di essere i primi in tutto. E se lo avete insegnato a Gesù, vostro figlio, è perché siete stati voi stessi poveri e umili nell’impararlo da Lui, Gesù, vostro Signore.
Forse è questo il vero segreto che si respira nella vostra comunione domestica. Il vostro corso pre e post parto, il vostro training genitoriale, il vostro counseling familiare non lo avete fatto da una psicologa o da una operatrice qualificata per titoli. Voi avete imparato l’arte di essere genitori e il gusto di essere famiglia da Gesù, il Figlio di Dio venuto nella carne. Egli è stato per voi un figlio da educare e il Dio da cui essere educati, il figlio da amare e il Dio da cui essere amati, il figlio per cui premurarsi e il Dio che si è premurato per voi. È in questo scambio sublime di sentimenti tra il vostro terreno ardore e il suo divino afflato che si è giocata la vostra pienezza di vita.
O Santa Famiglia di Nazareth, ricordaci allora che solo Gesù può dare senso vero e pieno alla istituzione familiare. Oggi seguiamo corsi in presenza e a distanza, conosciamo tutte le teorie pedagogiche e psicologiche, paghiamo profumatamente sedute settimanali da esperti del settore, eppure siamo insoddisfatti, non troviamo la via, ci sentiamo sempre più disorientati. Perché il vero Maestro e il vero Custode è solo Lui, Gesù, che voi ci avete donato mirabilmente.
Insegnaci a pregare, o Santa Famiglia di Nazareth, come hai fatto tu. Insegnaci che la santità è la sola vera ricchezza che rende felice una casa e una famiglia, che il canto dei salmi è l’unica melodia che fa davvero danzare i cuoi di chi la compongono, che i colori del sacrificio rendono davvero un’opera d’arte l’esistenza domestica, che il profumo dell’umiltà è l’aria pura che nutre il respiro parentale.
O Santa Famiglia di Nazareth, riflesso dolce della Santissima Trinità, permettici di attingere da te il segreto dell’Amore, quello vero, che non teme il silenzio e sa parlare con rispetto, che non pretende di dire all’altro cosa deve fare ma sa fare per primo gesti di conversione, l’Amore che dona eroismo alle giornate e serenità al cuore. Perché solo se avremo con noi e in noi l’Amore ferito della Croce, che plasma e dona vita, non solo la nostra famiglia, ma l’intera famiglia umana potrà ritrovare la via della fraternità e della pace.
don Giuseppe Germinario, direttore