Domenica 28 gennaio: insegnare con autorità

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Il vangelo di Marco, che ci accompagna in tutto quest anno, ci presenta Gesù entrato di sabato nella sinagoga di Cafàrnao suscitando stupore per il suo insegnamento. Infatti egli insegnava loro con autorità, non con i loro scribi!

Già l’antico testamento nel libro del Deuteronomio assicura: «io susciterò loro un profeta in mezzo ai fratelli e gli porro in bocca le mie parole ed egli dirà loro quello che io gli comanderò», ammonendoci dalla presunzione di dire quanto il Signore non ha comandato.

Gesù è un maestro autorevole, non autoritario, le sue parole vanno dritte al cuore: non farà udire in piazza la sua voce, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta, né spezzerà una canna inclinata.
Gesù è venuto come buon samaritano che ha compassione del povero malcapitato nei briganti, fasciando le sue ferite. Come il padre del figliol prodigo che lo vide da lontano, gli corse incontro e lo baciò, suscitando l’ira e la rabbia del fratello maggiore. Anche oggi tanti griderebbero a Cristo come l’indemoniato nella sinagoga di Cafàrnao: «sei venuto per rovinarci? So chi tu sei» ma Cristo con autorità dice: «taci ed esci da lui!»

Dobbiamo considerare di attimi di silenzio che attraversano le nostre celebrazioni della Domenica: l’atto penitenziale, dopo l’omelia e dopo la comunione, per fare spazio all’opera della Grazia che non ama il clamore e il chiasso, non preghiamo solo a voce alta e con il canto, ma soprattutto con il silenzio adorante.

Quindi privilegiamo la “preghiera del cuore”, perché solo Cristo sa cosa c’è nel cuore di ogni persona, lasciamoci raggiungere e giudicare da lui e ciascuno viva secondo la propria vocazione, come esorta l’apostolo Paolo.

Chi è sposato si preoccupa di piacere alla moglie, chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, per essere santo nel corpo e nello spirito. Preghiamo per chiedere di sperimentare l’intima gioia di affidarci unicamente a Cristo.

padre Roberto Francavilla