Greccio: pace ritrovata

Nella Valle Santa, secondo la tradizione, Francesco realizzò il primo presepe per «vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui ”il Bambino“ si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello» (Tommaso da Celano, Vita prima, XXX).

Era un Francesco nell’autunno della vita. Il suo movimento, cresciuto enormemente, aveva già perso qualcosa del messaggio originario; la Regola era stata approvata non senza limiti. Il “poverello” d’Assisi aveva perso ogni speranza di ritornare in Terra Santa, che, per certi versi, era stata il filo conduttore della sua esistenza, prima per il desiderio giovanile di partite come crociato e poi per aver portato un messaggio diverso da quello della spada che aveva caratterizzato la cristianità nel secolo precedente.
Così Greccio diventava la nuova Betlemme.

Ancora oggi Greccio ci fa rivivere quell’atmosfera unica. I vincoli paesaggistici e urbanistici imposti sul territorio lo hanno mutato di poco. Anche gli abitanti del posto, nonostante la gentilezza, sembrano decisamente impreparati nell’accogliere il grande flusso di pellegrini per gli 800 anni dall’invenzione del presepe: si fa fatica a trovare una tavola calda per cena, nella parte alta del paese la connessione internet arriva a tratti e il Museo del Presepe, pur esponendo creazioni artistiche nazionali e internazionali, meriterebbe un allestimento più curato. L’unica concessione che si permettono i frati francescani è il negozietto per i souvenir che si trova all’interno del santuario eremo.

In compenso si respira una grande senso di pace, la stessa che ancora oggi manca in una Terra Santa grondante di sangue.
Abituati al consumismo odierno, si fa un po’ di fatica ad adattarsi a un luogo che chiede una sosta alla nostra fretta. Il silenzio è il padrone incontrastato del luogo. Le lunghe passeggiate, spesso in salita, la scoperta di vicoli nascosti e gli edifici antichi, talvolta ridotti a ruderi, ci parlano di un Cristo nato nel nascondimento, in punta di piedi. Questo grumo di casupole e di chiesette invita a meditare su un Dio appena nato e che la storia vorrebbe espellere.

Signore, restituiscici il dono del silenzio,
facci rientrare nelle case disabitate delle nostre anime,
guida i nostri passi sui precari sentieri della vita,
rendi i nostri disagi esistenziali una spinta nel cercarti.
Amen

Giovanni Capurso, redattore Luce e Vita